Scegliere.

Scegliere.

Poteva essere il diluvio.
Il mio piccolo ombrello che non ci copre nemmeno la fronte.
E il mio cuore ha un nome stupido da poeti.
Qui è un garage. Passano. Sostano. Vanno via.
Spesso tutto è completo e qualcuno si scorda di pagare.
Nessuno vive, qui. Nessuno fa colazione, qui.
Nessuno cammina scalzo, si distende, piange, qui.
E’ la casa di nessuno, questo brutto nome cuore.
Poi cosa succede.
Non sono mai mutata, io.
Ma tu sui muri hai messo le tue tele.
E tutto pulsa.
Spinge nei polsi.
Tutte le cose invisibili, quelle a cui credo.
Questo tuo scegliere e scegliere me.
Accade.
Il mio artiglio si posa, si spezza.
Si aprono le dita sciolte di fiducia.
Muoiono i padroni, coi loro lacci.
Muoiono le stelle di acqua fredda.
Io faccio pensieri elementari.
Curvo la spina dorsale.
Dico cose di cui non mi pento, verità stupide come pesci.
Le tue pupille perfette.
Come si chiama qui.
Si chiama tutti i nomi del mondo.
Si chiama la semplicità, le parole.
Si chiama niente, come si chiama.
Si chiama casa tua. Casa mia.
Si chiama come vogliamo, come lo dice la tua bocca.
Come lo muove la tua lingua.

Luciana Manco

Ph. Brooke Shaden

http://potlatchpoesia.blogspot.it/

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