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Il mercato del pesce.

Il mercato del pesce.

Aspetto ogni giorno quel semaforo, sperando che sia rosso. A destra il mare, a sinistra l’ingresso di un istituto superiore. Attendo in coda, per rivolgermi con tutta me stessa a sinistra, dando quasi le spalle al mare. Ossessionata dall’adolescenza. Osservo identici mondi diversissimi raccontarsi l’accenno profondissimo delle loro vite, gesticolando in anelli enormi, ampi, di …

Il nostro dovere.

Il nostro dovere.

L’unico tempo davvero mio, sospeso, ormai sembra essere solo quello del “tragitto”. Del passaggio tra un posto e l’altro. Se prima odiavo guidare, oggi lo attendo, quotidianamente. Mi metto al volante, collego il telefono con la mia musica e parto. Automatizzo il movimento e libero la mente. Le sole cose che ho scritto, nell’ultimo periodo, …

Il peso che ho perso.

Il peso che ho perso.

Ho perso il peso che davo al peso. Questo significa per me perdere peso. Ho perso il conto alla rovescia sulla bilancia, un numero che continuava a diminuire, quando mi allontanavo dalla terra, appesa al cappio stretto dell’angoscia. Ho perso il peso di un corpo che amavo sul mio corpo, ed ho rischiato di perdere …

Il mio mezzo di trasporto.

Il mio mezzo di trasporto.

Quando guido, quando guido a lungo, la musica che ascolto cambia il mio mezzo di trasporto. Ci sono brani che mi impediscono di sorpassare. Diventa tutto pesantissimo, guido un autotreno. Il carico è cemento, che tu moltiplichi ad ogni nota. Minacci di ribaltarmi, mi spingi dentro. Tengo ben salde le dita sul volante. Poi un …

L’immaturo.

L’immaturo.

Si aspettano da te, senza aspettare. Cosa vogliono. Come ti vogliono. Aspettative, senza aspettare.

Lockdown.

Lockdown.

50 e più notti così diverse da tutte le notti della mia vita. Guardo fuori dalla finestra, la città addormentata di un sonno incrinato, come quello di chi veglia un malato. E sull’asfalto seguo con gli occhi un filo argentato, che percorre i 181 chilometri che mi separano dal cuore di mia madre. Un filo …

Tutto il bianco che trovo.

Tutto il bianco che trovo.

Tutti i tuoi segni tracciati sui vetri, prima fiato e poi punta delle dita, sono passati come passa l’inverno. Ma io li ricordo e li ricalco d’inchiostro su tutto il bianco che trovo.

L’altro.

L’altro.

Non so di chi sia questa foto, ma conferma, in me, qualcosa che so da sempre: non mi basta il mare, il paesaggio. Mi farebbe schifo vivere su un’isola deserta. Ogni luogo ha un senso, per me, solo se c’è l’altro. E non mi basta che sia qualcuno che conosco. Ho bisogno dell’estraneo. Di chi …

Mancina.

Mancina.

Basta un piccolo scontro di superfici. L’interruttore delle palpebre che ti accende nelle iridi. Ed eccoti seduta al tavolino di un bar, che scrivi su un quaderno gonfio di disordine. Io che ti guardo e penso che sei nata mancina per continuare la mia mano destra quando sei mio specchio. Sulle tue unghie geografie di …

Ritratto.

Ritratto.

Ecco il mio modo di ritrarmi, in ogni suo significato: mi fotografo, mi espongo, mi racconto, mi contraddico, mi smentisco, mi sottraggo. Mi ritraggo, sì. Mi mostro. Do un’immagine di me, facendomi indietro fino a sparire.

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