Lockdown.
50 e più notti così diverse da tutte le notti della mia vita. Guardo fuori dalla finestra, la città addormentata di un sonno incrinato, come quello di chi veglia un malato. E sull’asfalto seguo con gli occhi un filo argentato, che percorre i 181 chilometri che mi separano dal cuore di mia madre. Un filo …
L’altro.
Non so di chi sia questa foto, ma conferma, in me, qualcosa che so da sempre: non mi basta il mare, il paesaggio. Mi farebbe schifo vivere su un’isola deserta. Ogni luogo ha un senso, per me, solo se c’è l’altro. E non mi basta che sia qualcuno che conosco. Ho bisogno dell’estraneo. Di chi …
Mancina.
Basta un piccolo scontro di superfici. L’interruttore delle palpebre che ti accende nelle iridi. Ed eccoti seduta al tavolino di un bar, che scrivi su un quaderno gonfio di disordine. Io che ti guardo e penso che sei nata mancina per continuare la mia mano destra quando sei mio specchio. Sulle tue unghie geografie di …
Sii te stesso.
Quante volte ci hanno detto “sii te stesso”? Ma cosa saresti se davvero potessi essere te stesso, profondamente? Io sarei violenta, disperata, cinica, cattiva, buonissima, sola, spaventata, spaventosa. Un’esplosione di contraddizioni, di incoerenza, di errori. Riderei per niente, piangerei per tutto. Picchierei chiunque, lo abbraccerei. Non saprei essere niente, non saprei chi sono. Non saprei …
Io. Tu.
Il ricordo di te parla in prima persona. Dice io, non dice mai tu. Un soprannome, io, del nome tuo. Tu. Un profilo che è un confine, uno sfondo di città dietro il mio mondo. Sogno di raccontarti, di nominarti, di darti. Di dirti facendo vedere me. Io. Un segreto incustodito, tuo, che non chiede …
Giallo. – Stazione n°1
La stazione è pressoché vuota. C’è molto vento. Il mio biglietto vibra forte tra le mie labbra, come un insetto intrappolato dal non detto, mentre ti cammino accanto, riponendo il portafogli nella borsa. Ci fermiamo al binario 1, al margine sinistro, ora che vedo lo scenario dall’esterno, ora che ricordo lontanissima quel momento. Io e …
Estranei.
Conosco moltissima gente, anche troppa. Ma spesso ho l’impulso irrefrenabile di parlare con gli estranei. Di far loro delle domande, guardandoli negli occhi. Di toccare la loro parte più oscura, subito, con violenza, con disperata voglia. Di dargli accesso, totale, alla mia esistenza. Arrivare dove non è concesso arrivare, con il primo, che ne so, …