Il mio mezzo di trasporto.

Il mio mezzo di trasporto.

Quando guido, quando guido a lungo, la musica che ascolto cambia il mio mezzo di trasporto. Ci sono brani che mi impediscono di sorpassare. Diventa tutto pesantissimo, guido un autotreno. Il carico è cemento, che tu moltiplichi ad ogni nota. Minacci di ribaltarmi, mi spingi dentro. Tengo ben salde le dita sul volante. Poi un altro brano, e di colpo guido una moto. Sorpasso velocissima, quasi non sento il manubrio. Scivolo libera fino al ritornello, l’unica parte che tu sapevi a memoria, ed improvvisamente inizio ad avere freddo. Ad ogni curva mi genufletto sull’asfalto, di fronte a te, senza protezione, più corro e più mi scavi fino all’osso. Poi un altro brano e guido la mia vespa, tu dietro di me, il vento che ci lega per i ricci. Cantiamo, ingrano marce di risate. Il suono del motore ha la tua voce. Poi un altro brano e sono su un aliante. Mi aggancio con lo sguardo alla striscia bianca, tratteggiata come il segno del tuo strappo. Poi ritorno, a bordo della mia auto. Parcheggio, scendo, chiudo con un suono di messaggio mai letto. Volto le spalle alla flotta del mio unico ricordo. E mi allontano sulle tue gambe verso un altro giorno.

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