Cuore scoperto.

Martina, una ragazzina di tredici anni, è stata brutalmente uccisa. La voce di questa storia è quella di suo padre. Se è vero che il male può dirsi banale, nell’accezione terribile che ne fa Arendt, anche il dolore, in risposta, lo è. Ecco, quindi, il racconto di una vita semplice, intrisa di disperazione, nella quale entra, inaspettato, un raggio di sole. Poi due. E poi, magari, tanti altri.

Queste pagine sono state scritte più di tredici anni fa. Hanno l’età di Martina. Le ho conservate per tutto questo tempo preservandone l’immaturità, l’urgenza, e lasciando che scegliessero da sole se e quando donarsi. Da qualche giorno le sentivo agitarsi, tormentarmi. Io non posso e non voglio dedicarle a quelle donne, ragazze, bambine, che hanno avuto la sorte di Martina. Perché le vittime non hanno bisogno di parole. L’unica azione in mio potere è costruire, nel mio piccolo, luce intorno alla loro assenza, perché il vuoto lasciato da ognuna è un monumento alla libertà. Perché finché anche una sola di noi resta, avremo voce per sempre.

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