L’uomo nero.
Ho visto l’uomo nero scrivere poesie virtuali.
Stigmate di poesie, minuscoli acconti di poesie.
Ed io dal mio quaderno rosso ho prestato i polsi.
Chiedo all’uomo nero il rapimento,
la possessione, che ho frainteso il senso del discorso,
e ho frantumato il cuore, cantando il dolore dei bernoccoli,
lisciando per dodici mesi i torti.
L’uomo nero corre in parallelo,
si tiene in equilibrio sul mio giorno perfetto.
Lo tiro via succhiandolo di voglie.
Vattene via col mio eco nelle orbite.
Ph. Theo Gosselin