Il fotogramma.

Il fotogramma.

Mi addormento nelle tue mani.
Sono scogli senza mare i giorni fermi a pensare.
Costretti in decisioni ambigue da manuale.
Per rendere contento chi affligge la mia gioia.
Mi spii attraverso vetri d’oltretomba,
macabro come un lutto da ingoiare.
Con gigli tra i capelli e sogni accesi.
Miliardi di scommesse e di perdenti.
Oltre l’astuzia degli ingegneri di sentimenti.
Come fa male sapersi musicali.
Ogni lamento è una stonatura che rapisce la gola.
Poi ti lasci andare e vedi movimento.
Mani bianche che cadono sui fianchi.
Scie di fari e corsie preferenziali.
Passi grigi di asfalto e desolazione.
Potresti non fermarti ma i muri reggono gli intenti.
Rigiri libri nella mente come compagni e servi.
Ti riscaldi in tasche di vuoti bollenti.
Senti sul collo le dita lente del tempo e dei giganti.
L’indignazione è figlia dell’adolescenza.
La ribellione è vergine stuprata dall’esperienza.
La rivoluzione è statico bisogno di non morire.
Il tradimento è la certezza di ringiovanire.
Ogni parola paralizza il fotogramma.
Ora ogni cosa ha un viso e una gabbia.
Non so quello che scrivo e guardo indietro
Guardo indietro…
Solo quando sono indietro…troppo indietro.

Ph. Berber Theunissen

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