Tornare.

Tornare.

Vorrei tornare alle mensole troppo alte, all’amore rinnegato per farsi forti e poi pianto nei libri per farsi vivi. Ai compiti in classe, alla mia bicicletta rossa, ai pattini, al mio cane. Vorrei tornare a quando ho imparato la paura con lezioni ben scandite e dettagliate e impormi di non ascoltare. Di morire, piuttosto. Ma di non temere. Vorrei tornare a te e dirti, prima di perderti, che ti prego ogni notte, come si prega un dio sordo e coglione, che non ha pietà di niente e che ti accende il dolore. Vorrei tornare ai vent’anni di mia madre. Non nascere e dirle che la amo come si ama una madre.

Ph. Martina Matencio

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