L’armata.

L’armata.

A cos’altro dovrò abituarmi?
Non si fa più intuire, la vita.
E’ uno strappo, una corsa liberata.
Un’altra città, scientifica, di santi.
E’ una vena tua,
dove ghiaccio i miei figli.
Ed il silenzio, ferito.
Il silenzio.
La mia cena, resistenza di dita.
Il finale si accende di lotta.
Non so più tornare.
Sono malata di luce e di anni.
Una ruga che lacrima dagli occhi.
Il giorno non dice
cos’eri tu, stanotte,
nel rito funebre
del mio amore ateo.

Luciana Manco

(disegno di http://appuntidiunamentefranca.blogspot.com/ )

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